Garavaglia "Per ripartire serve serenità Sul Covid il Cts deve essere più morbido"
14 Gennaio 2022
Il turismo ha bisogno di più corridoi con gli altri Paesi Giovedì prossimo arriva il decreto con 1,5 miliardi di sostegni All'estero c'è un clima più disteso: con il virus si convive Ora il Comitato ascolti le Regioni e abbatta la burocrazia
Sussidi per le imprese, ma anche meno ansia sul Covid, altrimenti sarà difficile far ripartire il turismo. Nel giorno in cui il Comitato tecnico scientifico (Cts) si riunisce per esaminare il nuovo protocollo anti-Covid, il ministro del Turismo Massimo Garavaglia (Lega) lancia un appello perché si vada verso «un miglioramento del clima, una riduzione dell'ansia: abbiamo bisogno di serenità». Il Cts «ascolti le Regioni, che stanno in prima linea, sono le antenne del territorio», andando «verso una riduzione della burocrazia inutile». Solo con un clima «meno ossessivo» si può andare verso «una ripartenza il più veloce possibile», perché «il vero sostegno è far fatturare le aziende». Anche se i sostegni chiesti dalle imprese, assicura, arriveranno, tra meno di una settimana. Ministro, il nuovo decreto Sostegni è già slittato di una settimana, e non c'è certezza neanche sulla cifra che il governo intende stanziare a favore degli operatori turistici.
«Ci tengo a tranquillizzare la categoria: abbiamo mandato tutte le norme al Mef, il decreto arriverà giovedì prossimo. Servirebbe un miliardo e mezzo solo per il turismo, in aggiunta ai 700 milioni per la proroga della Cig Covid che sono già stati stanziati dalla legge di Bilancio. Se non sarà un miliardo e mezzo può essere qualcosina di meno, ma comunque parliamo di cifre importanti per un settore cheè quello che sta pagando di più queste chiusure».
Quali misure ha richiesto, oltre alla proroga della Cig Covid?
«Esenzione dell'Imu, agevolazione sugli affitti delle strutture alberghiere, voucher per le agenzie di viaggi, sostegni a fondo perduto alle discoteche, tanto per fare alcuni esempi: un pacchetto che copra tutte le esigenze delle categorie».
Questo per l'immediato. E per i prossimi mesi, considerando che ci saranno settori che ripartiranno subito come gli alberghi delle località più popolari e altri, come le strutture congressuali o i tour operator, che hanno maggiori difficoltà?
«Vogliamo andare oltre la parte sostegni, e abbiamo già cominciato a varare le misure nell'ottica di accelerare la ripartenza. Faccio due esempi: la decontribuzione per chi rientra dalla cassa integrazione, per favorire la riapertura graduale ma veloce di più strutture possibili, e una sezione dedicata nel Fondo Nuove Competenze per il Turismo. Perché abbiamo visto quale è la necessità di forza lavoro del settore quando la macchina gira a regime, e quindi servono nuove professionalità, in particolare giovani che si occupino di marketing e di promozione digitale. Serve formare un ampio numero di persone in tempi rapidissimi».
Quindi vi state attrezzando per evitare quello che è successo l'anno scorso alla riapertura della stagione?
«Sì. L'abbiamo visto, quando si riparte c'è una carenza pazzesca di forza lavoro, per quello investiamo sulla formazione, proprio per coprire questo gap che si prospetterà di nuovo».
E invece per il turismo che dall'Italia va verso l'estero?I tour operator lamentano un blocco quasi totale dell'attività a causa dei divieti sanitari.
«È chiaro che chi non può lavorare per legge ha la priorità sui sostegni rispetto a chi invece riesce a fatturare, ma bisogna anche investire per far fatturare, riaprire i corridoi. Rispetto a quelli già aperti, abbiamo un dato interessante: sugli oltre 36 mila cittadini che li hanno utilizzati, che sono andati all'estero, ci sono stati solo 204 positivi. È la dimostrazione che questa modalità funziona: ci auguriamo quindi che già domani (oggi, ndr) il Cts apra nuovi corridoi per consentire ai tour operator e alle agenzie di viaggi di poter lavorare, almeno in parte».
Gli operatori turistici lamentano in generale un eccesso di prudenza da parte del governo, di interventi normativi che si accavallano, rimandando all'estero l'immagine di un Paese poco sicuro, che non riflette la situazione reale in cui ci troviamo. Hanno ragione?
«È dal primo di dicembre, di ritorno da Madrid, dove si è tenuta l'assemblea dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, che cerco di dare questo segnale. ministri, di vari Paesi, mi hanno detto "guardate che voi state sbagliando approccio, perché date un'immagine della situazione del Paese molto più grave di quella che è nella realtà". Ho preso atto di questa fotografia e devo dire che è esattamente così perché poi sono stato a Parigi, dove mia figlia fa l'Erasmus, e lì non c'è questo clima ossessivo che viviamo in Italia, sono stato a Londra, sono stato a Dubai: ovunque c'è un clima molto molto più sereno rispetto a noi. Spero che il Cts prenda atto di questo cambiamento, della consapevolezza che questa situazione sta diventando endemica, e che con il Covid bisogna imparare a conviverci. Serve un miglioramento del clima, una riduzione dell'ansia: abbiamo bisogno di serenità».
Un approccio più sereno potrebbe aiutarci a recuperare le importanti quote di turismo straniero che abbiamo perso?
«Assolutamente, dipende da come noi trasmettiamo all'estero l'immagine del Paese. Avere un approccio più sereno non vuol dire nascondere i dati, ma dare i dati giusti, in maniera corretta. Il virologo Bassetti ha dato suggerimenti molto utili in tal senso, mi auguro che se ne prenda atto e che si inizi a cambiare direzione». Però la nostra competitività turistica non dipende solo dalle misure sulla pandemia, è una questione antica. «Noi abbiamo questo paradosso, siamo il Paese più desiderato e cliccato a gennaio, poi a dicembre, a consuntivo, siamo quinti o sesti. Come mai? Cerchiamo di recuperare queste quote di mercato. L'Enit ha un budget uguale al Portogallo, e quindi la metà della Spagna e della Francia: è inevitabile che i risultati siano diversi. In Spagna ci sono 60 istututi tecnici dedicati al turismo e noi ne abbiamo solo 14. Con il Pnrr andiamo a recuperare un po' di questi gap, migliorando la qualità delle strutture alberghiere e investendo nel digitale e nella formazione. La vera novità è che finalmente questo è il primo anno vero di operatività del ministero del Turismo: oltre alla sede, cosa non banale, abbiamo il personale e il budget».
Fonte = LA REPUBBLICA 14/01/22
Sussidi per le imprese, ma anche meno ansia sul Covid, altrimenti sarà difficile far ripartire il turismo. Nel giorno in cui il Comitato tecnico scientifico (Cts) si riunisce per esaminare il nuovo protocollo anti-Covid, il ministro del Turismo Massimo Garavaglia (Lega) lancia un appello perché si vada verso «un miglioramento del clima, una riduzione dell'ansia: abbiamo bisogno di serenità». Il Cts «ascolti le Regioni, che stanno in prima linea, sono le antenne del territorio», andando «verso una riduzione della burocrazia inutile». Solo con un clima «meno ossessivo» si può andare verso «una ripartenza il più veloce possibile», perché «il vero sostegno è far fatturare le aziende». Anche se i sostegni chiesti dalle imprese, assicura, arriveranno, tra meno di una settimana. Ministro, il nuovo decreto Sostegni è già slittato di una settimana, e non c'è certezza neanche sulla cifra che il governo intende stanziare a favore degli operatori turistici.
«Ci tengo a tranquillizzare la categoria: abbiamo mandato tutte le norme al Mef, il decreto arriverà giovedì prossimo. Servirebbe un miliardo e mezzo solo per il turismo, in aggiunta ai 700 milioni per la proroga della Cig Covid che sono già stati stanziati dalla legge di Bilancio. Se non sarà un miliardo e mezzo può essere qualcosina di meno, ma comunque parliamo di cifre importanti per un settore cheè quello che sta pagando di più queste chiusure».
Quali misure ha richiesto, oltre alla proroga della Cig Covid?
«Esenzione dell'Imu, agevolazione sugli affitti delle strutture alberghiere, voucher per le agenzie di viaggi, sostegni a fondo perduto alle discoteche, tanto per fare alcuni esempi: un pacchetto che copra tutte le esigenze delle categorie».
Questo per l'immediato. E per i prossimi mesi, considerando che ci saranno settori che ripartiranno subito come gli alberghi delle località più popolari e altri, come le strutture congressuali o i tour operator, che hanno maggiori difficoltà?
«Vogliamo andare oltre la parte sostegni, e abbiamo già cominciato a varare le misure nell'ottica di accelerare la ripartenza. Faccio due esempi: la decontribuzione per chi rientra dalla cassa integrazione, per favorire la riapertura graduale ma veloce di più strutture possibili, e una sezione dedicata nel Fondo Nuove Competenze per il Turismo. Perché abbiamo visto quale è la necessità di forza lavoro del settore quando la macchina gira a regime, e quindi servono nuove professionalità, in particolare giovani che si occupino di marketing e di promozione digitale. Serve formare un ampio numero di persone in tempi rapidissimi».
Quindi vi state attrezzando per evitare quello che è successo l'anno scorso alla riapertura della stagione?
«Sì. L'abbiamo visto, quando si riparte c'è una carenza pazzesca di forza lavoro, per quello investiamo sulla formazione, proprio per coprire questo gap che si prospetterà di nuovo».
E invece per il turismo che dall'Italia va verso l'estero?I tour operator lamentano un blocco quasi totale dell'attività a causa dei divieti sanitari.
«È chiaro che chi non può lavorare per legge ha la priorità sui sostegni rispetto a chi invece riesce a fatturare, ma bisogna anche investire per far fatturare, riaprire i corridoi. Rispetto a quelli già aperti, abbiamo un dato interessante: sugli oltre 36 mila cittadini che li hanno utilizzati, che sono andati all'estero, ci sono stati solo 204 positivi. È la dimostrazione che questa modalità funziona: ci auguriamo quindi che già domani (oggi, ndr) il Cts apra nuovi corridoi per consentire ai tour operator e alle agenzie di viaggi di poter lavorare, almeno in parte».
Gli operatori turistici lamentano in generale un eccesso di prudenza da parte del governo, di interventi normativi che si accavallano, rimandando all'estero l'immagine di un Paese poco sicuro, che non riflette la situazione reale in cui ci troviamo. Hanno ragione?
«È dal primo di dicembre, di ritorno da Madrid, dove si è tenuta l'assemblea dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, che cerco di dare questo segnale. ministri, di vari Paesi, mi hanno detto "guardate che voi state sbagliando approccio, perché date un'immagine della situazione del Paese molto più grave di quella che è nella realtà". Ho preso atto di questa fotografia e devo dire che è esattamente così perché poi sono stato a Parigi, dove mia figlia fa l'Erasmus, e lì non c'è questo clima ossessivo che viviamo in Italia, sono stato a Londra, sono stato a Dubai: ovunque c'è un clima molto molto più sereno rispetto a noi. Spero che il Cts prenda atto di questo cambiamento, della consapevolezza che questa situazione sta diventando endemica, e che con il Covid bisogna imparare a conviverci. Serve un miglioramento del clima, una riduzione dell'ansia: abbiamo bisogno di serenità».
Un approccio più sereno potrebbe aiutarci a recuperare le importanti quote di turismo straniero che abbiamo perso?
«Assolutamente, dipende da come noi trasmettiamo all'estero l'immagine del Paese. Avere un approccio più sereno non vuol dire nascondere i dati, ma dare i dati giusti, in maniera corretta. Il virologo Bassetti ha dato suggerimenti molto utili in tal senso, mi auguro che se ne prenda atto e che si inizi a cambiare direzione». Però la nostra competitività turistica non dipende solo dalle misure sulla pandemia, è una questione antica. «Noi abbiamo questo paradosso, siamo il Paese più desiderato e cliccato a gennaio, poi a dicembre, a consuntivo, siamo quinti o sesti. Come mai? Cerchiamo di recuperare queste quote di mercato. L'Enit ha un budget uguale al Portogallo, e quindi la metà della Spagna e della Francia: è inevitabile che i risultati siano diversi. In Spagna ci sono 60 istututi tecnici dedicati al turismo e noi ne abbiamo solo 14. Con il Pnrr andiamo a recuperare un po' di questi gap, migliorando la qualità delle strutture alberghiere e investendo nel digitale e nella formazione. La vera novità è che finalmente questo è il primo anno vero di operatività del ministero del Turismo: oltre alla sede, cosa non banale, abbiamo il personale e il budget».
Fonte = LA REPUBBLICA 14/01/22