Franceschini non ha ancora capito l’importanza del turismo organizzato
Leggendo le dichiarazioni del ministro Franceschini durante la Summer School della scuola di politiche di Enrico Letta che si svolge a Cesenatico, rimaniamo, sinceramente, senza parole. Leggiamole: «Stiamo discutendo degli interventi del Recovery fund, siamo in una fase in cui ogni ministero tira la coperta dalla sua parte. Sono sicuro che ci saranno molte strategie importanti di crescita sul turismo e la cultura», e fin qui non c’è niente da dire, l’analisi è corretta e la proiezione confortante. Ma poi arriva un passaggio che non riusciamo a capire fino in fondo. «Il turismo tornerà, dopo la crisi, dobbiamo usare questa fase per correggere alcuni errori – ha continuato il ministro -. Borghi, piccole città d’arte, turismo lento, il patrimonio dei Cammini, agriturismo, siti archeologici minori: questa è la grande sfida che abbiamo. Dobbiamo creare la domanda, se lo facciamo arriva anche la risposta». Non una parola sul turismo organizzato, quella massa di aziende e di dirigenti, di addetti e di imprenditori che stanno cercando di navigare a vista con un sostegno risibile da parte delle istituzioni.
Franceschini deve capire una cosa semplice: il turismo organizzato è l’ossatura del turismo. Senza questo non c’è neanche quello. E’ opportuno che si riesca in ogni modo a fargli entrare in testa questo principio cardine. Bisogna prima sostenere l’industria turistica nelle sue strutture di fondo e quindi anche i vari modelli nei quali il turismo italiano si declina. Se non si fa così a dicembre avremo migliaia di fallimenti, decine di migliaia di licenziamenti e la cosa potrebbe diventare insostenibile.
Fonte = TRAVEL QUOTIDIANO 11/09/20