Enit, Quei 6 mega-dirigenti pagati anche 280 mila euro
Tutti ci battono
Il turismo è un'industria che si espande e cresce ovunque. La Germania ci ha appena superato, la Spagna registra un record dietro l'altro. Arranchiamo soli noi. Cosa cambierà? Tutto. Strategia, risorse a disposizione, organico. I circa 180 dipendenti Enit dovranno optare. Scegliere se rimanere nella PA e finire in mobilità, oppure restare in Enit per essere inquadrati con il contratto civilistico del turismo. E in questo caso potranno farlo solo superando una selezione interna.
L idrovora
Per anni l'Enit è stata un'idrovora. Nel 2007 succhiava 48 milioni e 878 mila euro di finanziamento statale, scesi fino agli attuali 18 milioni, cui si aggiungono i 3 milioni che arrivano dalla compartecipazione di regioni, comuni e province. I tagli sono stati radicali. L'ultima sforbiciata riguarderà 6 mega-dirigenti richiamati dalla sedi estere in patria. Una ritirata, poco strategica secondo il presidente di FederalberghiBernabò Bocca. «Le piccole imprese che vanno sui mercati esteri - sostiene Bocca, senatore di Forza Italia - hanno bisogno di trovare un ufficio, una presenza fisica, un punto di riferimento».
Le super sedi
Già. Però ci costava caro. Si andava dai 280 mila euro l'anno di stipendio per dirigente di New York, ai 240 mila quello di San Paolo (Brasile); 250 mila Pechino e 220 mila Tokio. Al titolare della sede di Parigi "solo" 170 mila, nonostante debba occuparsi anche di Londra (ha l'interim). A parziale consolazione del meno pagato va detto che la sede è in Rue de La Paix, a due passi da Place Vendome e dall'Opera. Un immobile prestigioso di proprietà Enit. Messo sul mercato avrebbe potuto fruttare svariati milioni. Qualcuno lo ha proposto, non se n'è fatto nulla. Non è l'unica stranezza dell'Agenzia di via Marghera. Con l'arrivo di Andrea Babbi, l'attuale direttore generale, già assessore al Turismo in Emilia-Romagna, il bilancio a fine 2013 ha fatto registrare un attivo di 2 milioni e 205 mila euro. «Abbiamo realizzato risparmi importanti rivendica Babbi - eliminato le autoblu, tagliato gli affitti all'estero chiudendo molte sedi e trasferendoci nei consolati. Ma il piano strategico 2012 è rimasto nei cassetti».
Tanto per cambiare la gestione dell'ente è (ri)finita nella bufera. Il presidente Pier Luigi Celli è saltato. Dal luglio scorso a guidare l'Agenzia è il commissario straordinario Cristiano Radaelli. La sua mission è voltare pagina, seguire il percorso indicato dal ministro ai Beni culturali Franceschini. «La legge ci impone un profondo cambiamento - spiega Radaelli - Eravamo i primi, siamo scivolati al quinto posto ma possiamo aspirare tranquillamente al terzo». Radaelli è un ingegnere nucleare. Viene dal privato, sta sperimentando sulla sua pelle cosa vuol dire barcamenarsi nella pubblica amministrazione. «Il turismo può essere una leva importante - riprende - impiega 3 milioni di persone, contribuisce per il 10,6 % alla crescita del Pil. Dobbiamo agire in modo moderno e competitivo». Radaelli la settimana scorsa ha incontrato i sindacati: sarà dura.
L Osservatorio conteso
La nuova Agenzia prenderà a bordo parte del personale di Promuovitalia, la Spa, interamente partecipata da Enit che doveva mettere a punto il noto portale www.Italia.it. Costato una tombola, più di 20 milioni di euro, non è mai decollato. «Ci sarà una virata verso le tecnologie digitali, incentiveremo o sviluppo in questa direzione», promette Radaelli.
L'Agenzia
La prima fatica, dopo gli svarioni degli anni scorsi, sarà tradurre oltre 800 pagine in russo e cinese, adattarsi al gusto dei nuovi turisti asiatici e provare ad attrarli come hanno fatto con successo i tedeschi. Attualmente i dipendenti dell'Agenzia sono 180, di cui 100 residenti all'estero. Il nuovo assetto ne prevede 140. L'inquadramento del personale all'estero sarà regolato dai contratti vigenti in loco. L'Agenzia, riveduta e corretta, dovrà occuparsi anche dell'Osservatorio nazionale sul turismo, altra specialità del settore, presente in vasta gamma.
Un osservatorio magari finanziato con fondi pubblici non si nega a nessuno. Quello del Micab (www.ontit.it.) fa storia a sé. I dipendenti che lo gestiscono facevano capo alla presidenza del Consiglio, in pochi mesi sono passati da 2 ministeri diversi. La girandola è stata talmente veloce che non hanno ha fatto in tempo ad aggiornare il loro sito e ora risultano in carico al ministero sbagliato. - Fonte: Il Messaggero (di Claudio Marincola)