È rivolta contro il ticket "Sarà una mazzata per il turismo "
Venezia è l'unica città dove i leoni volano e i piccioni camminano, diceva Cocteau. Presto sarà anche l'unica, o almeno la più famosa, dove si paga per entrare. Per alcuni, la «tassa di sbarco» prevista dalla Finanziaria è un modo per accollare le spese di gestione della località più bella e più difficile del mondo anche ai turisti sporca-e-fuggi, per altri la definitiva museificazione di una ex città.
Forme e modi del ticket sono ancora nebulosi: andrà da un minimo di 2 euro e 50 a un massimo di dieci e sarà chiesto solo a chi arriva e se ne va in giornata, quindi non paga la tassa di soggiorno in hotel perché non ci passa la notte. Di certo c'è solo che non tutti sono d'accordo. Il sindaco, Luigi Brugnaro, è gasatissimo. Avrebbe tempo fino al 2020, ma ha annunciato che la tassa partirà già fra un paio di mesi, iniziando probabilmente dalle mostruose navi da crociera che continuano a imperversare in Laguna. Al concerto di Capodanno della Fenice ha ricordato ai giornalisti, testuale, «l'articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto». In effetti, proiezioni prudenti stimano in almeno 50 milioni il bottino potenziale. Gli albergatori sono con lui: «Cà Foscari ha calcolato che i gitanti giornalieri rappresentano il 70% delle presenze complessive, ma producono solo il 30% del fatturato turistico - spiega Claudio Scarpa, direttore generale della loro Associazione -. C'è gente che viene dall'Austria o dalla Croazia, dal Garda o da Rimini, portandosi il pranzo al sacco: costa alla città però non ci lascia neanche un euro». Ma pagherà anche chi dorme a Mestre? «No, lì è Comune di Venezia». Jesolo no, però. E lì iniziano le proteste. Per forza: per le località balneari della costa, Venezia è un'attrazione in più, a due passi, la classica gita dei giorni di pioggia. Il sindaco, Valerio Zoggia, Fi in giunta con il Pd, è scettico: «Spero che Brugnaro ricordi di essere anche il sindaco della città metropolitana di Venezia, quindi non credo che metterà un ticket che penalizza chi della città metropolitana fa parte». Guardi che Brugnaro è decisissimo... «Per noi l'idea è ancora tutta da discutere». Anzi, è «comprensibile ma non condivisibile», dice il presidente degli albergatori di Jesolo, Alberto Maschio: «I problemi di Venezia non possono essere scaricati sulle località vicine. I nostri bus turistici pagano già il ticket quando arriviamo a Cavallino: 170 euro». E qui interviene anche la Lega, all'opposizione a Jesolo: «Niente tassa finché non sarà attiva la linea marittima diretta Jesolo-Venezia promessa da Brugnaro e Zoggia in campagna elettorale». Ma anche in città c'è chi dice no. Per esempio, quelli della Piattaforma civica «25 Aprile», da sempre in trincea contro la degradazione di Venezia a Gardaland anche con iniziative spettacolari. Per loro parla Marco Gasparinetti: «Il ticket serve solo a fare cassa, non certo a ridurre i flussi. Se lo immagina un crocerista che rinuncia a sbarcare perché gli chiedono cinque o dieci euro? È una gabella medievale, come il fiorino che chiedevano a Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere. Senza contare gli altri problemi». Quali? «Intanto bisogna vedere se questo pedaggio sia costituzionale, perché la Carta dice che i cittadini possono muoversi liberamente sul territorio. E poi Venezia ha 80 mila residenti con le isole, però ci sono anche 35 mila pendolari, 20 mila studenti e 16 mila proprietari di seconde case, tutta gente che non deve pagare. Ma come si fa a controllare? Chiediamo a tutti la carta d'identità, uno per uno? Mi immagino già le code chilometriche a piazzale Roma, davanti ai tornelli che Brugnaro ha messo e mai attivato. Il tutto mentre autorizzava nuovi alberghi con migliaia di posti letti low cost a Mestre, come se il problema dei problemi di Venezia non fosse appunto questo, il proliferare di hotel, bed and breakfast, Airbnb e così via...».
Il dubbio Poi ci sono quelli del sì, ma... Per esempio, il governatore del Veneto, Luca Zaia. Premesso che sta al sindaco decidere quando e quanto, dal suo meraviglioso ufficio sul Canal Grande Zaia mette un po' di paletti: «Primo: la livella. Venezia non può diventare la città dei ricchi. Anche Bill Gates venne qui la prima volta da studente squattrinato con il sacco a pelo. Secondo: la sostenibilità dei flussi. Ormai prenotiamo tutto: il treno, l'aereo, lo stadio, il teatro, il cinema. Perché non si può prenotare anche la visita a Venezia? Nell'epoca digitale, è facile, tanto più che la città ha solo due ingressi, piazzale Roma e Santa Lucia. Terzo: la legge dei grandi numeri. È vero che Venezia è un museo a cielo aperto, e come tutti i musei ha dei costi. Ma è anche vero che ha molti più visitatori di un museo, quindi il prezzo del biglietto dev'essere popolare. Quarto punto, e fondamentale: i veneti, tutti i veneti, devono essere esentati dal pagamento. Su questo non si discute». «Come lo si farà, è ancora tutto da vedere - chiosa Fortunato Ortombina, sovrintendente della Fenice, dove molti dei moltissimi abbonati arrivano dalla terraferma - ma è la prima e per ora unica volta che si prova davvero a fare qualcosa. Però...». Però? «Però la mia mamma mi ha già detto che se deve pagare un biglietto per venirmi a trovare si aspetta che io dia le dimissioni per protesta». Tassa sì, tassa no, tassa nì...
2,50-10 Il costo in euro del biglietto per entrare in città non è ancora stato deciso 50 I milioni all'anno che potrebbero rimpinguare il Comune se la tassa fosse fissata a 5 euro 170 Gli euro pagati a Cavallino (Ve) dai bus che portano i turisti dalle località della costa.
LUCA ZAIA PRESIDENTE REGIONE VENETO Su un punto non si discute: i veneti devono essere esclusi dal pedaggio Inoltre, questa non può diventare una meta solo per ricchi
VALERIO ZOGGIA SINDACO DI JESOLO La decisione del sindaco è comprensibile ma non condivisibile Per noi è un'idea ancora tutta da discutere Anche quest'anno la tradizionale Regata delle Befane in Canal Grande ha richiamato i turisti a Venezia
Fonte = LA STAMPA 07/01/2019