Dopo Ali-Etihad per far decollare l'Italia serve l'hub di Fiumicino
I benefici economici e sociali della partnership tra l'ex compagnia di bandiera e il vettore emiratino sono al centro di uno studio realizzato da Ugo Arrigo e Andrea Giuricin dell'Università Milano Bicocca. Conclusioni che con il nuovo piano sembrano andare nella direzione opposta rispetto alla vecchia compagnia a cui, ha spiegato ieri Matteo Renzo, è «mancata una capacità di guida manageriale forte», aggiungendo che in alcuni casi «bisogna avere il coraggio di far fallire aziende che sono dei carrozzoni». La ricerca sui benefici dell'accordo con Abu Dhabi indica invece un'altra soluzione. Si parte da una premessa: «pensare che il trasporto aereo abbia un impatto sul territorio indifferentemente dal modello di business sviluppato può essere forviante».
Quello della compagnia di Abu Dhabi è però un piano «credibile», che seppur in modo graduale, spiegano i due studiosi, punta a migliorare la connettività a lungo raggio dell'Italia, esattamente una delle debolezze della vecchia Alitalia, tanto più perché alle prese con una concorrenza delle low cost nel mercato europeo. Tra il 2015 e il 2018 la quota di passeggeri intercontinentali della compagnia italiana raggiungerà il 15%. Nello stesso periodo i ricavi per passeggero dovrebbero passare dai 151 euro del 2015 ai 170 euro del 2018, con una stabilizzazione dei costi operativi attorno ai 140 euro a passeggero. Il margine operativo lordo tra quattro anni sarebbe in questo modo pari a 600 milioni, con un utile vicino ai 5% del ricavo totale. La preferenza per il lungo raggio è dimostrata dall'aumento pari al 27% dei posti a lungo raggio offerti, che andrà a incontrare una domanda in crescita del 30%.
A beneficiare di questa strategia non sarà la sola Roma (a Fiumicino le frequenze settimanali verso destinazioni intercontinentali aumenteranno del 30%), ma tutta l'Italia, a partire da Malpensa dove l'offerta extraeuropea segnerà un +127%, mentre il totale per l'Italia sarà un +62%. È tuttavia importante che lo scalo di Fiumicino mantenga il ruolo di hub che il piano Alitalia-Etihad garantisce. Questo, secondo lo studio, permetterebbe di tutelare 30 mila posti di lavoro diretti e indiretti nel Lazio, e circa 50 mila a livello nazionale. Al contrario se si dovesse sostituire con il traffico delle compagnia low cost la perdita dell'hub si avrebbe un crollo dell'occupazione di almeno il 25%.
Per quanto riguarda gli scali milanesi, al centro in questi giorni di un vertice al ministero dei Trasporti, tra la dirigenza Sea e quella Alitalia, centrati sullo sviluppo del traffico e per evitare che perdano terreno rispetto a Roma, i due studiosi sottolineano come sia interesse di Alitalia sia potenziare Malpensa sul lungo raggio sia sviluppare nuove rotte su Linate, magari con l'eliminazione delle restrizioni oggi vigenti. In particolare in vista dei Expo 2015 e con uno sguardo rivolto ai flussi turistici. Di 30 milioni di potenziali passeggeri arrivati e partiti dal Paese, poco più della metà, 15,8 milioni hanno volato da e per l'Italia su voli intercontinentali diretti. Un potenziale da sfruttare in particolare per le Americhe e in misura minore per l'Asia - di Andrea Pira - Fonte: Milano Finanza