Dal Messico al turismo Lgbt, le nuove incognite Usa
«Essendo il presidente eletto Donald Trump un imprenditore del turismo e avendo interessi nel settore turistico, capisce che si tratta di un grande business per gli Stati Uniti. Non pensiamo quindi che la sua elezione possa avere ripercussioni negative sul turismo».
Pragmatico, ma tutto sommato positivo, è il commento a caldo di Massimo Loquenzi, U.S. Travel Association IAC chair for Italy, che abbiamo raggiunto a Londra a poche ore dall'elezione di Trump come 45° presidente degli Stati Uniti.
Tuttavia, sono in molti a chiedersi in queste ore quale sarà l'impatto del nuovo Presidente sull'industria turistica americana che contribuisce per 1,4 trilioni di dollari all'economia del paese.
Anche se è ancora presto per lanciarsi in analisi approfondite, stando alle reazioni dei mercati, l'effetto più immediato potrebbe essere un deprezzamento del dollaro, che se da un lato favorirebbe il turismo verso gli Usa, dall'altro potrebbe incidere negativamente sui flussi americani outbound lungo raggio, quindi anche verso l'Italia.
Politica e turismo
Secondo Euromonitor Research, determinanti saranno le effettive scelte di politica estera della nuova amministrazione, in parte anticipate dal tycoon durante la campagna elettorale, ma bisognerà vedere se e come verranno applicate. Trump non ha mai fatto mistero di avere una visione decisamente protezionistica, poco favorevole a minoranze e immigranti, ma anche risoluta verso due importanti partner commerciali come Cina e Messico.
Sono noti i suoi annunci di voler vietare l'ingresso negli Stati Uniti alle persone di fede musulmana o ai residenti di paesi ritenuti vicini al terrorismo islamico; l'idea di deportare i circa 11 milioni di immigrati illegali che attualmente risiedono negli States e la costruzione di un muro al confine con il Messico; l'intenzione di voler rinegoziare importanti accordi commerciali come il Nafta e aumentare i dazi doganali sulle importazioni.
Tutte misure che hanno lo scopo di tutelare i cittadini americani e far sì che l'America sia presa seriamente nella comunità internazionale, ma che se effettivamente messe in pratica avrebbero ripercussioni negative sull'industria turistica.
Il costo delle scelte
A questo riguardo, il Council on Foreign Relations stima che negare l'ingresso nel paese ai musulmani possa costare 71 miliardi di dollari l'anno e la perdita di 132.000 posti di lavoro, considerando sia l'impatto diretto sul turismo sia la ricaduta su altri settori, così come una perdita di entrate fiscali.
Verosimilmente, deportazioni di massa e la costruzione di un muro sul confine, se mai attuate, danneggerebbero le relazioni diplomatiche e commerciali tra Usa e Messico, con indubbie conseguenze negative sui flussi turistici tra i due paesi.
Non dimentichiamo che il Messico è il secondo mercato turistico per gli Usa, dopo il Canada. A farne le spese potrebbero essere operatori turistici specializzati, a cominciare da alcuni big come Airbnb e Expedia che hanno investito molto su quel paese. Una battuta d'arresto potrebbe subire anche il turismo cinese verso gli Stat Uniti, nel caso in cui si aprisse una guerra commerciale tra i due paesi.
Da non sottovalutare, poi, l'effetto Trump su un segmento appetibile e in costante crescita come il turismo Lgbt, che potrebbe essere dissuaso dal considerare gli Usa una meta friendly nel caso di un inasprimento della retorica di genere o di iniziative politiche sessuofobe. - di Maria Grazia Casella - Fonte: L'AgenziaDiViaggi.it