Dai viaggi all'estero un tesoro da 12 miliardi
Se il turismo vuole provare a salvare almeno parte della stagione peggiore di sempre deve "far appassionare gli italiani all'Italia". In particolare quelli che in passato hanno scelto di volare all'estero spendendo 27 miliardi per le loro vacanze lontane dall'Italia dove ora giocoforza sarà più facile restare per l'estate. Connazionali, questi, con buone capacità di spesa che in due casi su tre (64,6%) sono del Nord (il 42,1% del Nord-Ovest) e di questi addirittura il 30% sono lombardi, gli stessi che all'estero e a volte anche in Italia sono "malvisti" perché associati ormai nell'immaginario all'epicentro italiano dello tsunami Covid. «Alla Grecia che non ci vuole e che noi ci affanniamo a convincere a riaprire dobbiamo rispondere con le Eolie», avverte con una battuta Giuseppe Roma presidente del think tank Rur (Rete Urbana delle Rappresentanze-Urban Research Institute) che ha appena completato un dossier in via di pubblicazione che ha un titolo che non lascia spazio a dubbi: «L'economia turistica nelle mani dei viaggiatori italiani ». E sì perché la prevedibile drastica riduzione delturismo proveniente dall'estero intaccherà pesantemente l'ingente volume di spesa dei viaggiatori stranieri in Italia pari, nel 2019, a 44 miliardi di euro. Tenendo conto della situazione dei Paesi di origine, che tiene bloccati i flussi intercontinentali (specie da Stati Uniti e Cina), e scoraggiati, per le limitazioni ancora esistenti, quelli europei a stagione ormai iniziata, il dossier di Rur stima una caduta del 64% della spesa complessiva dei viaggiatori stranieri su base annua. Insomma la voragine per la bilancia turistica italiana potrebbe aggirarsi sui 28 miliardi di euro, di cui 10 sono già evaporati nel lockdown tra ponti di primavera e Pasqua saltati e un giugno che difficilmente decollerà. Un bagno di sangue: non a caso quattro punti dei nove complessivi di calo del Pil per il 2020 sono legati al turismo.
Ma a controbilanciare almeno in parte l'andamento calante dei flussi stranieri, può venire in soccorso la domanda interna, recuperando una quota di viaggiatori che, in passato, trascorrevano le proprie vacanze all'estero: «Certo è difficile se non impossibile che si recuperino quei 27 miliardi di spesa anche perché molti faranno più attenzione alle loro tasche - avverte Giuseppe Roma -, ma è verosimile che almeno la metà, 13-14 miliardi, si possano recuperare convincendoli a restare in Italia: oltre a mare e montagna bisogna spingere sull'offerta dei borghi che si prestano bene a ospitare in sicurezza i turisti». Questo non significa che bisogna rinunciare ai turisti dall'estero, soprattutto quelli più fedeli all'Italia. Tanto che il report sottolinea come sia cruciale ora agire per recuperare almeno parte degli arrivi dai paesi europei più vicini tenuto conto che la sola Germania contribuisce al 27,1% delle presenze straniere, seguita da Francia (6,6%), Regno Unito (6,5%), Paesi Bassi (5,1%), Svizzera (4,9%) e Austria (4,4%). Questi sei paesi europei totalizzano il 54,5% delle presenze e sono a una ragionevole distanza da percorrere in treno o in auto. Tra l'altro primi segnali positivi vengono dalla conferma delle prenotazioni nelle località montane di confine prime fra tutte l'Alto Adige ma anche a Jesolo dove in questi giorni son stati avvistati i primituristi tedeschi.
Il dossier Rur punta poi il dito anche contro il decreto Rilancio: «Se il turismo vale quasi metà della perdita prevista del Pil non altrettanto è stato fatto in termini di misure di aiuto», sottolinea Roma. Che considera il bonus vacanze solo un piccolo sostegno: il "tax credit vacanze" vale nel 2020 1,7 miliardi di euro e rappresenta in termini di oneri l'89% di quanto investito dal Governo per gli interventi di sostegno al settore turistico per quest'anno. «L'attuale critica situazione del turismo dovrebbe essere affrontata con maggiori fondi e strumenti di intervento più efficaci che combinino l'aiuto d'emergenza a un più strutturale sostegno per rafforzare le imprese che ne costituiscono il tessuto operativo», aggiunge ancora il presidente di Rur. Che suggerisce un intervento: «Visto che un terzo delle strutture ricettive potrebbe restare chiuso in questa stagione perché non gli conviene riaprire bisognerebbe prevedere una ampia agevolazione fiscale per consentire la loro ristrutturazione in modo da ripartire nella prossima stagione più competitivi».
Fonte = IL SOLE 24 ORE - 07/06/20