Consigli pratici agli italiani in caso di Grexit
Ai viaggiatori che temono di trovarsi bloccati conviene prenotare il viaggio in agenzia e partire con molte banconote Saldi per gli investitori: sui mercati potrà esserci volatilità, ma secondo i trader sarà temporanea e limitata.
Turisti, portate soldi contanti - La prima emergenza in cui si incorre in un Paese che finisce in default - e tanto più se rischia di uscire dall’euro, come la Grecia - è una crisi di liquidità. Le banche subirebbero un tracollo, gli sportelli verrebbero chiusi, idem per i bancomat. L’ultimo esempio che torna alla memoria in questi giorni è quello diCipro. Nel corso della durissima crisi finanziaria di due anni fa che piegò proprio le banche (colpite e affondate a loro volta dalla crisi greca), gli sportelli e i bancomat restarono chiusi per 12 giorni. E alla riapertura i prelievi furono limitati nel quantitativo.
Ovviamente, soprattutto finché resterà l’incertezza attuale, la cosa migliore è partire con una scorta di contanti (fino a 10 mila euro non vanno dichiarati) che in caso di una vera crisi restano una sicurezza. Dal quartier generale di Visa Europe, uno dei principali circuiti di carta di credito, interpellati, preferiscono «non speculare su quello che potrà succedere in Grecia» dove ora «i pagamenti funzionano come sempre». Ma nel caso le cose dovessero cambiare e «alcuni aspetti vadano al di là del nostro controllo, abbiamo in atto processi tesi a minimizzare difficoltà ai nostri clienti e agli esercenti».
Con i tour operator la protezione aumenta - Immaginatevi la scena: siete su un’isola greca, magari nelle Cicladi. Al telegiornale dicono che la Grecia ha deciso di non pagare la famosa rata di fine giugno all’Fmi e per di più ha scelto di avviare l’uscita dall’euro. A quanto punto il problema non è che tutte le imprese falliscano. Assai più facile che, esattamente come i cittadini e i turisti, possano sperimentare una acuta crisi di liquidità dovuta alla chiusura delle banche. Si rischia di vedere serrare molte pompe di benzina (successe così a Cipro) e di vedere i supermercati limitare le scorte a pochi giorni.
I traghetti potrebbero diradare le corse e gli aerei restare a secco. Chi è più tutelato, in questi casi, è chi ha sottoscritto un viaggio attraverso un tour operator. Quest’ultimo controlla tutta la filiera dei fornitori (albergatori e trasporti), con l’obbligo di intervenire nel caso i servizi dovessero venir meno.L’esempio più recente è relativo all’agosto di due anni fa, quando gli scontri della «primavera araba» in Egitto indussero i tour operator a intervenire mandando gli aerei vuoti a rimpatriare i turisti. Per gli amanti del «fai da te» i rischi seppure temporanei possono essere maggiori. Meglio cautelarsi almeno con una polizza ad hoc.
Azioni: energia e utility per difendersi - Già negli ultimi giorni le Borse hanno dato segni di sofferenza - non eccessivi visto che Piazza Affari ha limitato al 5% il calo dal 27 maggio - per il possibile patatrac greco. Esistono più scuole di pensiero. Da un lato c'è chi pensa che con una possibile uscita dall’euro Atene possa fare da apripista a un disfacimento della moneta unica e aprire alla catastrofe. Sembra per ora prevalere l’ipotesi di chi ritiene che un default greco sia del tutto scontato dai mercati, «al punto che qualcuno pensa che se la Grecia esce, esce un problema», confida un operatore. In ogni caso nel breve è possibile che soffrano di più i titoli bancari, nonostante negli ultimi anni abbiano alleggerito notevolmente le proprie posizioni sui titoli di Stato. A chi sceglie la prudenza molti gestori consigliano di dirigersi su titoli difensivi come energetici e utility.
Titoli di Stato: meglio BOT e BTP a breve scadenza - Torna lo spread, ma niente a che vedere con quello di fine 2011, quando la crisi del debito sovrano lo aveva sospinto a quota 500. Venerdì sera il differenziale tra il Btp decennale e il Bund tedesco si è assestato però a 154 punti base, ben oltre i minimi toccati grazie all’azione della Bce. Per il momento si assiste da parte degli operatori a una ricerca di investimenti più sicuri, senza segnali di panico. In giro ci sono poche obbligazioni greche, che rappresentano solo il 12% del debito di Atene. Il vero rischio, in caso di un crac con ritorno alla dracma, sarebbe per i bond dei Paesi periferici, su cui - come argine - si intensificherebbero gli acquisti della Bce. Basterebbe? È terra incognita, per cui chi vuole evitare sorprese da bruschi rialzi dei rendimenti, dovrebbe scegliere titoli con scadenze più brevi, accontentandosi di rendimenti al lumicino.
Rischio tasse: conti pubblici in bilico, ma Padoan rassicura - Dovremo pagare più tasse per colpa di un eventuale crac di Atene? L’Italia è il terzo maggior creditore, 40 miliardi, dietro solo a Germania (60 miliardi) e Francia (46 miliardi). È questo il risultato degli apporti concretizzati non solo nei prestiti bilaterali, ma dovuti alla partecipazione al fondo «Salva Stati», alla Bce, all’Fmi. Secondo la Confindustria il default greco può danneggiare la crescita. Secondo Unimpresa, invece, il possibile effetto di un’uscita di Atene dall’euro sullo spread potrebbe addirittura pregiudicare gli equilibri di bilancio. Recentemente il ministro dell’Economia Padoan ha detto che pure in caso di un’uscita di Atene dall’euro con rialzo di spread e rendimenti, l’Italia è molto più forte che nel 2012, anche grazie agli sforzi fatti che hanno ridotto la «componente di rischio specifica». Quella «sistemica» è contrastata «dagli strumenti Bce». Di F.S. - Fonte: La Stampa