Cina e italia, partnership sempre più stretta
19 Luglio 2017
Oltre 38 miliardi di euro di interscambio nel 2016 e terza destinazione europea per gli investimenti cinesi. Il rapporto tra Italia e Cina si fa sempre può solido, le esportazioni dall’Italia hanno raggiunto quota 11 miliardi di euro, in crescita di circa il 6% rispetto allo scorso anno, mentre 186 gruppi cinesi, soprattutto partecipando aziende italiane, hanno investito nel nostro paese impiegando oltre 21 mila dipendenti e generando un fatturato superiore a 12 miliardi di euro. La fotografia scattata dal Rapporto annuale “Cina 2017. Scenari e prospettive per le imprese” elaborato dal CeSIF, il Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina, e curato da Alberto Rossi e Filippo Fasulo non lascia spazion ad interpretazioni: la Cina ed il mercato cinese sono diventati partner di primaria importanza per lo sviluppo economico dell’Italia.
Le 486 pagine del Rapporto hanno analizzato 11 settori, con un capitolo dedicato alle attrattività delle 31 province cinesi mentre in un altro sono presentate le opportunità in Italia: turismo cinese e shopping, investimenti e incoming di studenti dalla Cina. Un mercato che negli anni è cambiato, come ha sottolineato Margherita Barberis, Direttore Generale della Fondazione Italia Cina. “In questi otto anni molte cose sono cambiate e soprattutto è cambiato il nostro modo di guardare alla Cina: un tempo sconosciuta, poi temuta, successivamente ambíta meta per molti imprenditori italiani”.
Ed oggi la fetta di mercato troppo importante, anche e soprattutto sul fronte dell’incoming turistico nazionale, considerando che secondo le statistiche entro il 2023 la classe media cinese raggiungerà quota 250 milioni di persone ed entro il 2049 la Cina punta ad essere il primo paese al mondo. In questo senso i numeri relativi all’industria del travel appaiono ancora più significativi: 264 miliardi spesi dal turismo in Cina nel 2016, 160 milioni di visitatori turistici di cui 10 milioni in Europa e 3,3 milioni in Italia con le proiezioni di arrivare nel 2030 a 500 milioni di turisti cinesi nel mondo.
“Dobbiamo avere un approccio continuativo – le parole di Francesco Palumbo, direttore generale del Turismo del Ministero dei Beni e delle Attività Cultrali – concreto e con azioni pratiche con la Cina, il nostro approccio di sistema viene attuato attraverso il Piano Strategico del Turismo con la valorizzazioni delle destinazioni e dei prodotti e dei servizi turistici”.
Due le leve su cui lavorare per aumentare l’appeal italiano su un mercato particolare come quello cinese: “Il nostro progetto – continua Palumbo – prevede l’offerta di nuove destinazioni, con un’attenzione maggiore per i 53 siti Unesco presenti nel nostro paese e la valorizzazione del made in Italy, un punto di forza che abbiamo il dovere di rilanciare verso un mercato particolare come quello proveniente dalla Cina”. - Fonte: Turismo&Attualita.it
Le 486 pagine del Rapporto hanno analizzato 11 settori, con un capitolo dedicato alle attrattività delle 31 province cinesi mentre in un altro sono presentate le opportunità in Italia: turismo cinese e shopping, investimenti e incoming di studenti dalla Cina. Un mercato che negli anni è cambiato, come ha sottolineato Margherita Barberis, Direttore Generale della Fondazione Italia Cina. “In questi otto anni molte cose sono cambiate e soprattutto è cambiato il nostro modo di guardare alla Cina: un tempo sconosciuta, poi temuta, successivamente ambíta meta per molti imprenditori italiani”.
Ed oggi la fetta di mercato troppo importante, anche e soprattutto sul fronte dell’incoming turistico nazionale, considerando che secondo le statistiche entro il 2023 la classe media cinese raggiungerà quota 250 milioni di persone ed entro il 2049 la Cina punta ad essere il primo paese al mondo. In questo senso i numeri relativi all’industria del travel appaiono ancora più significativi: 264 miliardi spesi dal turismo in Cina nel 2016, 160 milioni di visitatori turistici di cui 10 milioni in Europa e 3,3 milioni in Italia con le proiezioni di arrivare nel 2030 a 500 milioni di turisti cinesi nel mondo.
“Dobbiamo avere un approccio continuativo – le parole di Francesco Palumbo, direttore generale del Turismo del Ministero dei Beni e delle Attività Cultrali – concreto e con azioni pratiche con la Cina, il nostro approccio di sistema viene attuato attraverso il Piano Strategico del Turismo con la valorizzazioni delle destinazioni e dei prodotti e dei servizi turistici”.
Due le leve su cui lavorare per aumentare l’appeal italiano su un mercato particolare come quello cinese: “Il nostro progetto – continua Palumbo – prevede l’offerta di nuove destinazioni, con un’attenzione maggiore per i 53 siti Unesco presenti nel nostro paese e la valorizzazione del made in Italy, un punto di forza che abbiamo il dovere di rilanciare verso un mercato particolare come quello proveniente dalla Cina”. - Fonte: Turismo&Attualita.it