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Cdp e Fondo Strategico cercano soci per creare il  campione  del turismo

Cdp e Fondo Strategico cercano soci per creare il  campione del turismo

In una parola, un Polo italiano del turismo, un vero "campione nazionale" in grado di trainare tutto il settore e di convogliare gli acquisti dall'estero, vero punto debole fino a questo momento di ogni strategia del passato. Gli acquisti dall'estero, infatti, passano normalmente attraverso i grandi tour operator internazionali. Che hanno il coltello dalla parte del manico, mentre i nostri (pochi) operatori d'incoming rimasti non sono in grado d'imporre alcuna strategia. Basti pensare che l'ultimo tentativo di creare un grande operatore di incoming nazionale fu quello fatto trent'anni fa con la Cit, l'agenzia di Stato che, travolta dagli sprechi e dagli scandali, fu prima ridimensionata, poi venduta ai privati e infine definitivamente chiusa. Ma Maurizio Tamagnini, amministratore delegato della società creata dalla Cassa Depositi e Prestiti e partecipata al 20% dalla Banca d'Italia, è davvero deciso a portare avanti l'idea di creare un campione nazionale del turismo, convinto sia del fatto che l'Italia debba sfruttare meglio il proprio patrimonio artistico-culturale sia che l'indotto creato da questa attività possa creare un gran numero di nuovi posti di lavoro e rilanciare l'economia.

Ma il progetto non è per niente semplice. Non si tratta, stavolta, come in altre partecipazioni della società della Cassa, di puntare su un buon cavallo, ovvero una società sana e con una buona redditività, con una partecipazione di minoranza, che è la regola per Fsi. Qui bisogna proprio inventare il cavallo e metter d'accordo tanti fantini diversi. Che sono la Cassa Depositi e Prestiti da una parte, una gran quantità di investitori privati e di partner imprenditoriali dall'altra. Tutto questo con poteri sostanzialmente limitati: «Non dobbiamo dimenticare che non siamo un policy maker - ha spiegato più volte Tamagnini - ma un investitore di minoranza. Il che significa che dobbiamo trovare dei partner affidabili che investano con noi e che abbiano a cuore il nostro stesso progetto».

Complessità è la parola più corretta in questo caso. Intanto c'è il ruolo della Cdp, che non è semplicemente quello dell'azionista di controllo del Fondo Strategico, ma anche quello di promotore dell'annunciato "Fondo italiano per il turismo" (Fit) che investirà negli immobili adibiti a futuri alberghi. Questi immobili saranno selezionati fra quelli che lo Stato ha venduto e venderà alla Cassa - magari ex caserme, ospedali , ecc. - in modo da scegliere quelli più adatti a tramutarsi in hotel. «In questo modo - ha spiegato Tamagnini a novembre illustrando il suo progetto - svincoleremo i gestori degli alberghi dalla proprietà, facendoli concentrare sul loro business caratteristico».

Insieme alla Cassa, nel Fondo per il turismo, ci saranno altri investitori istituzionali che cercano rendimenti certi dall'affitto di immobili adibiti ad alberghi e resort. Il cuore del nuovo Polo sarà una società capogruppo - partecipata da Fsi ma anche da tanti imprenditori - che sarà sostanzialmente un tour operator in grado di creare pacchetti turistici e venderli agli operatori internazionali, valorizzando il patrimonio artistico italiano e convogliando l'offerta ricettiva verso gli alberghi del gruppo. Che saranno a 5 e a 4 stelle ma anche della categoria budget (ovvero, più o meno a 3 e 2 stelle). Per ogni categoria di hotel ci saranno, a valle, società con partner imprenditori diversi. Ad esempio, il recente deal con la catena Rocco Forte (dove Fsi è entrato con il 20%) prelude alla prossima creazione di alberghi di extra lusso con un nuovo marchio.

Ma Fsi è entrato nel gruppo di Forte, non doveva essere il contrario? In verità Rocco Forte è uno dei pochi che guadagna con gli alberghi, mentre l'Italia è per la catena il primo mercato. Il Fondo aveva bisogno della sua expertise gestionale nel settore di extra lusso. E pare ci siano accordi scritti di governance che tutelano l'investimento del Fsi: c'è un piano di investimenti in Italia di sette anni, cui parteciperà la catena italo-inglese. Altri partner sono vicini a trovare un accordo per le società che dovranno gestire gli hotel a 4 stelle e per il settore budget. «Qui - spiega Gaetano Casertano professore di Finanza immobiliare alla Luiss di Roma - sorgono le difficoltà maggiori. In Italia ci sono molte catene di questo tipo ma sono poche quelle che non perdono (non dimentichiamo che Fsi non può entrare in società non profittevoli)».

Tra i possibili partner si fa il nome di Tivigest, ma ci sono anche altri gruppi minori come ad esempio Blu Serena della famiglia Maresca. Il punto più delicato è però a monte, nella holding che dovrebbe inglobare un tour operator capace anche di intercettare il turismo incoming e di creare pacchetti turistici valorizzando l'Italia. Il che significa che occorre trovare sul mercato questa professionalità, trasformandolo anche in un partner industriale, e qui la scelta si restringe alquanto perché ancor più che nel settore alberghiero sono rari gli operatori in attivo. Un partner andrà comunque cercato fra società come Alpitour, Uvet, Grandi Viaggi, Hotelplan, presumibilmente.

C'è un ultimo tassello per completare l'ambizioso piano di Tamagnini. Occorre creare anche un motore di ricerca su Internet che possa far concorrenza a Expedia, Booking.com, Hotels.com e ai tanti altri che, a quanto pare, sono in grado di spremere dalla frammentata struttura ricettiva italiana, priva di potere contrattuale, commissioni spesso spropositate. "Italybooking.com", questo il provvisorio nome in codice, dovrà spezzare il monopolio dei giganti del web e aiutare, laddove possibile, anche i piccoli alberghi italiani. - Fonte: La Repubblica Affari & Finanza (di Adriano Bonafede)