Caraibi: l'onda lunga degli uragani sul turismo
27 Settembre 2017
Passato il peggio la parola d'ordine è ripartire. Ma sono ancora incerte le ricadute sulla prossima stagione turistica che inizierà a fine novembre. Un settore che vale il 15% del Pil della regione
L’uragano Irma è passato sui Caraibi con il suo carico di distruzione umana e materiale. Passata anche la paura per l'altro uragano, Maria. Ora si teme l’onda lunga di questi fenomeni atmosferici sulla prossima stagione turistica dell’area, che tradizionalmente inizia a fine novembre. A porre l’attenzione sulla necessità di una strategia di lungo periodo è il CTO, Caribbean Tourism Organization, che riunisce e promuove 28 paesi nell’area caraibica. Non si tratta di un affare di poco conto, ma di un settore vitale per l’economia di questi stati: il settore dei viaggi e del turismo ha contribuito nel 2016 per 56 miliardi di dollari al prodotto interno lordo totale dei Caraibi, cioè circa il 15% del Pil della regione, secondo i dati del World Travel & Tourism Council. Si parla di circa 2,3 milioni di posti di lavoro. Un income che potrebbe venire meno nei prossimi mesi.
Intanto il CTO ha messo a disposizione il suo CTO Relief Fund, attraverso la piattaforma GoFundMe, e ha lanciato una campagna di donazione in aiuto alle famiglie dei paesi coinvolti. La priorità va alle abitazioni e, superata l’emergenza, a hotel e resort La situazione è diversa per ogni stato e spesso all’interno di un singolo paese ci sono zone colpite e altre intatte, data la particolare conformazione geografica dell’area. “Difficile però comunicare questa mappa ai turisti che potrebbero escludere l’intera destinazione” è il commento degli operatori locali, che nonostante i danni vogliono anche far capire al mercato che non tutto è inagibile. Se Turks and Caicos e Repubblica Dominicana sono stati risparmiati e stanno già ripartendo, altri paesi sono stati messi in ginocchio, con danni difficilmente recuperabili in poche settimane, come le Isole Vergini Americane e Isole Vergini Britanniche, St. Martin, St. Barthélemy, Barbuda e Anguilla. Tutte isole la cui economia si basa sul turismo. Certo, purtroppo i Caraibi sono abituati ai danni degli uragani ma stavolta sono stati molto estesi. Si calcola che il 95% delle strutture sull’isola di Barbuda siano state seriamente danneggiate o distrutte. Intere aree di St.Martin e Anguilla sono praticamente inabitabili. Non solo per i danni materiali ma anche per la mancanza di acqua e cibo. Secondo l’ufficio del Turismo di St.Martin il turismo pesa per il 90% sull’economia di questo angolo delle Piccole Antille con un danno stimato intorno a 1,43 miliardi di dollari. Cifre importanti per le economie locali, dove la chiusura anche di un solo hotel o resort si traduce subito in una perdita di numerosi posti di lavoro, numeri non grandi in assoluto ma significativi. Se infatti tante di queste isole sono rifugi paradisiaci per i miliardari, la gente del posto vive in modo più modesto, grazie ai servizi legati al turismo.
Cuba e Bahamas
Anche Cuba sta ripartendo, ma a ben guardare i danni sono stati ingenti. Tra le zone più colpite ci sono soprattutto Cayo Coco e Cayo Romero: distrutto l’aeroporto e danneggiate molte strutture di queste destinazioni da sogno che ogni anno attirano migliaia di turisti. Nei giorni scorsi su un impegno alla ricostruzione si è espresso anche il presidente Raúl Castro, riconoscendo l’importanza del settore per l’economia della Isla Grande. A Bahamas i danni si sono avuti solo in parte dell’arcipelago. Ma per il paese tradizionalmente meta del turismo americano da Miami, si apre un doppio fronte di preoccupazione. Anche la città della Florida è stata danneggiata: potrebbe quindi diminuire il turismo in ingresso dal principale mercato. Solo tra novembre e dicembre con l’avvio dell’alta stagione turistica si capirà davvero quando l’area caraibica potrà davvero ripartire. a.g. – Fonte: Guidaviaggi.it