Canada, reputation vincente
Istituzioni distratte
Dicono gli analisti che tra i maggiori problemi c'è la scarsa attenzione dei governi di questi anni, benché il settore occupi circa 600mila canadesi, e produca oltre 22 miliardi di dollari di ricavi fiscali (dato del 2012). Una disattenzione che contribuirebbe anche a mantenere alte le tariffe dei voli per la destinazione. In tanta distratta indifferenza, forse frutto di una lunga stabilità economica, il Paese ha chiuso il 2013 con circa 16,6 milioni di arrivi totali, aumentati di un magro 1,5%, che pure contiene tendenze diverse.
In tenuta con i BRIC
Anche il Canada deve la tenuta del suo incoming, pure nel pieno della recessione occidentale, alla vitalità della domanda dei nuovi mercati, e non solo dei BRIC: nel complesso più 7,4% gli arrivi, trainati dal più 22% dei cinesi, e dall'accelerazione di India e Messico, solo a dicembre rispettivamente più 10 e 12%. E qui, dicono di nuovo gli analisti, il Canada potrebbe migliorare le proprie complesse procedure per i visti, alle quali l'anno scorso si sono aggiunti tre mesi di sciopero dei dipendenti delle ambasciate.
93mila italiani
Ma nel frattempo ristagnano gli arrivi dai core markets della Canadian Tourism Commission: meno 1,3% gli inglesi, meno 0,1% i tedeschi, meno 0,6% i giapponesi; ma sono calati anche gli olandesi, gli spagnoli, gli svizzeri; gli italiani sono diminuiti dello 0,5%, per un totale che sfiora i 92.700 arrivi (solo 2mila in meno rispetto al picco pre crisi del 2007). Dunque si prospetta una sfida per il prossimo presidente e ceo di CTC, che il governo canadese dovrebbe nominare entro fine mese al posto di Michele McKenzie, dimissionaria lo scorso autunno dopo dieci anni nell'incarico. Per ora la sostituisce ad interim Greg Klassen, il senior vp marketing strategy della CTC. Chiunque arrivi al vertice dovrà ottenere più ascolto dalle istituzioni, facendo valere la forza economica del turismo, e poi smussare nelle tariffe la potenza del dollaro canadese, che sfiora la quotazione di quello Usa. Ma avrà anche ottime carte da giocare, e di grande richiamo.
Più ammirati della Svezia
A cominciare dal fatto che, ad esempio, per il terzo anno il Canada è il Paese con la migliore reputazione del mondo nella lista stilata dal Reputation Institute di New York: meglio della Svezia e della Svizzera, seconda e terza, in una graduatoria di 50 Paesi che è frutto di oltre 27mila interviste raccolte nelle nazioni del G8. Per misurare la fiducia ispirata dalle istituzioni, la percezione della qualità della vita, la sicurezza e l'attenzione all'ambiente. Sono i fondamentali che fanno di un Paese una meta desiderabile. Conferma Nicolas Trad, executive partner di Reputation Institute, che «c'è una stretta correlazione tra la reputazione di un Paese e la decisione di visitarlo, di comprare i suoi buoni del tesoro e i suoi prodotti. La buona reputazione è denaro che alimenta un'economia». - Fonte: L'Agenzia di Viaggi