App sì, ma solo se c'è il booking
L’ultima in ordine di tempo è quella lanciata dal colosso di Mountain View. Pensata per aiutare i turisti fai da te a tenere tutto sotto controllo prima della partenza (dal biglietto aereo alla prenotazione dell’hotel e dell’auto a noleggio), Google Trips consente di avere allo stesso tempo una guida turistica, una volta giunti a destinazione, con tanto di attrazioni, ristoranti e itinerari consigliati. Le informazioni, incluse le mappe, sono accessibili anche offline, senza bisogno di una connessione a internet.
Più in generale, però, anche senza la mossa dell’azienda americana, è l’intero mondo delle app che sta invadendo l’universo del travel, dopo averlo fatto in altri settori. Secondo i dati di eMarketer – società di ricerca americana con focus su digital, ecommerce e media – alla fine del 2016 le app per mobile arriveranno a raggiungere il tetto dei 65 miliardi di download e, all’interno di queste, il settimo posto sarà occupato proprio dalle applicazioni dedicate a chi viaggia. Il motivo è presto detto: a livello globale il possesso di device portatili è in crescita esponenziale, così come il loro utilizzo per l’ecommerce. Negli Stati Uniti, solo per fare un esempio, entro il 2017 circa un terzo di tutte le vendite di viaggi passeranno da mobile (per un totale di 65 miliardi di dollari), una percentuale destinata a salire del 48% entro il 2020.
Tutto grazie (anche) all’aumento delle vendite via app. Entro il 2018, poi, le informazioni sui propri viaggi si faranno, almeno negli Stati Uniti, quasi esclusivamente via mobile (71,3% sul totale delle ricerche online per i viaggi): già oggi, però, una recente survey di Nielsen ha rilevato come circa la metà dei viaggiatori a stelle e strisce incominciano a programmare la loro vacanza proprio su uno smartphone. E in Italia? Le cosa non vanno troppo diversamente. L’ultimo Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, messo in mostra come il Mobile Remote Commerce, sia di beni digitali che di prodotti e servizi, valeva nel 2015 una cifra di poco inferiore ai 3 miliardi di euro. «Il turismo rimane la componente più importante nella crescita del transato di Mobile Commerce di beni e servizi – sottolineava l’indagine – registrando un +56% rispetto al 2014, con quasi 540 milioni di euro di transato (erano 346 milioni di euro nel 2014, ndr)».
Per tutti, però, fornitori di servizi e viaggiatori, leisure o business, il vero boom nell’utilizzo delle app avverrà quando all’interno di tutte le applicazioni verranno integrati i sistemi di booking. Un traguardo che, in molti casi, è già diventato realtà, da Airbnb e Uber in giù. Sul fronte delle compagnie aeree, ad esempio, Sita (il provider di soluzioni tecnologiche per il mondo aeronautico ed aeroportuale) ha calcolato come, attualmente, più dei due terzi delle compagnie aeree mondiali offrano questa possibilità ai propri clienti.
E anche se oggi le prenotazioni via applicazioni arrivano a malapena al 4% dei ricavi totali, arriveranno a triplicarsi nei prossimi anni, con tool che oltre a posti a sedere e ancillary varie, prevedono la possibilità di usufruire di servizi aggiuntivi come il noleggio auto, il check in online (nel 2016 sono stati solo il 12% i passeggeri che hanno utilizzato un’app per farlo) o contattare il customer service del vettore. Senza contare che tool come le app rapresentano anche straordinari strumenti di marketing. I motivi? Possono rimpiazzare (almeno in parte) i siti web mobile friendly, rafforzano la fedeltà al brand con campagne di advertising mirate. E, da ultimo, si scaricano velocemente e sono semplici da usare. - di Giorgio Maggi - Fonte: L'Agenziadiviaggi.it