Anche l’Italia studia l’ecotassa sui voli
Una (nuova) tassa sui biglietti aerei che, secondo indiscrezioni, sarebbe di un euro sui voli nazionali e di 1,50 euro su quelli internazionali. Mentre la proposta lanciata dal ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, è stata definita «praticabile» dal premier Giuseppe Conte, nel resto d’Europa le cose sono ad uno stadio molto più avanzato.
Dal prossimo anno, infatti, la Francia ha già annunciato che farà pagare un’ecotassa sui voli in partenza dal suolo transalpino: 1,5 euro (in Economy) e 9 euro (in Business) per i viaggi domestici e dentro l’Unione Europea, 3 euro (in Economy) e 18 euro (in Business) per quelli extra-Ue. In Svezia, Paese da cui è partito il cosiddetto movimento “flight shaming”, già da aprile 2018 l’imposta ambientale arriva fino a 40 euro
L’ultima arrivata poi, è la Germania, che all’interno del maxi-piano “green” da 54 miliardi appena varato, ha previsto più tasse sugli aerei dal 2023 per finanziare gli sconti sul treno. Intanto, sul suolo tedesco da gennaio aumenterà l’Iva sui biglietti aerei, mentre per la vera e propria “tassa verde” le proposte parlano di raddoppiare quella già esistente (circa 8 euro) sui voli domestici.
A livello globale invece, l’attesa è per il 2023 quando entrerà in vigore l’iniziativa predisposta dall’International Civil Aviation Organization (Icao), chiamata Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation.
Per quanto riguarda l’Italia, l’annuncio di una possibile nuova tassa ha scatenato le reazioni sia dei vettori che di Iata. Se infatti, come riporta corriere.it, gli introiti per le casse dello Stato potrebbero arrivare a toccare quota 137,2 milioni di euro nel 2020, il nuovo balzello si andrebbe ad aggiungere alle diverse voci già presenti sui biglietti che si pagano quando si decolla da un aeroporto italiano, a cominciare dalle addizionali comunali (7,5 euro per Fiumicino e Ciampino, ndr).
«Quella del ministro è una proposta sbagliata per due motivi – ha detto poi Chris Goater, portavoce di Iata – Le tasse sui passeggeri danneggiano la capacità dell’aviazione di generare prosperità economica e quindi penalizzano le entrate statali a lungo termine. Per questo il governo dovrebbe incoraggiare gli investimenti delle imprese nei carburanti sostenibili per l’aviazione e in una tecnologia radicale dei velivoli. Ciò creerebbe più posti di lavoro, maggiori entrate fiscali e contribuirebbe a ridurre le emissioni del trasporto aereo».
Fonte = L’AGENZIA DI VIAGGI 23/09/19