Allarme Etihad: soltanto 48 ore per il salvataggio di Alitalia
Nelle ultime ore tra i soci di Cai, la holding chiamata a ricapitalizzare Alitalia, si è diffusa la preoccupazione che l'aumento di capitale da 250 milioni di euro, appena deliberato, non garantisca ossigeno sufficiente all'attività della compagnia nei prossimi mesi (è necessario il via libera dell'Antitrust in sede Ue). Al punto che servirebbero 90-100 milioni di euro in più per giungere all'appuntamento dell'operatività con Etihad. Un gorgo che spaventa gli emiratini. Nella lettera Hogan chiede inoltre chiarezza su altri quattro punti: la questione della midcompany , la cosidetta società cuscinetto che vedrebbe azionisti Cai e Poste italiane. Attraverso la midco gli azionisti italiani saranno soci al 51% della nuova Alitalia (Etihad avrà il 49%). Una soluzione, agli occhi di Hogan, barocca che discende dalla necessità di Poste italiane di investire la propria quota in una società distinta dalla vecchia Alitalia. C'è poi da risolvere il problema dei sindacati e quella del contenzioso pregresso di Air One. L'ultimo punto riguarda eventuali reclami contro «aiuti di Stato».
D'altra parte a Francesco Caio, amministratore delegato di Poste italiane, preme scongiurare il rischio di farsi carico dei debiti e del contenzioso della vecchia attività targata Alitalia. Tanto che, sul fronte dei soci italiani, la giornata di ieri ha registrato il consueto giro di contatti per dare una soluzione alle questioni evidenziate da Hogan. Sul tavolo resta da concordare una volta per tutte il ruolo di Poste italiane che, non a caso, in una nota spiega che «la struttura è stata definita in tutte le sue principali caratteristiche e, come sempre nella definizione di questo tipo di accordi, vanno ora messi a punto i dettagli tecnici per renderla esecutiva». Caio è riuscito a ottenere di investire nella midco , ma gli altri soci forti di Cai (Unicredit, Intesa e Atlantia) stanno metabolizzando a fatica l'idea che Poste abbia un trattamento di favore. Tanto che la dialettica è continua.
Anche ieri si sono susseguite una serie di telefonate perché a ballare è anche l'importo finale che Poste italiane dovrà versare: dai 40 milioni di euro inizialmente previsti, Caio ha acconsentito a investirne almeno 65. Un altro scoglio a cui stanno lavorando i legali di Poste, gli avvocati dello studio Gianni Origoni Grippo Cappello, riguarda la definizione della governance nella midco e nella nuova Alitalia. In origine, come detto, lo schema concordato suggeriva che Cai risultasse azionista al 51% della nuova Alitalia. La società cuscinetto vedrà, invece, Cai azionista con a fianco Poste italiane, e la midco sarà a sua volta azionista della nuova Alitalia a fianco degli emiratini. Va da sé che in termini di rappresentanza e di forze in campo, in occasione dei consigli di amministrazione e delle assemblee, vada trovata una soluzione.
Visti i tempi ormai strettissimi, pena l'addio di Etihad, ce n'è abbastanza per comprendere l'impazienza di alcuni attori della partita. Giovanni Castellucci, numero uno di Atlantia, è esplicito, «si sta giocando con il fuoco, che il tempo sia scaduto è noto a tutti e da tempo. È indispensabile che ci sia in questa ultima settimana un'accelerazione che non è più evitabile». Tra i vecchi soci di Alitalia, tra l'altro, c'è chi come Cosimo Carbonelli D'Angelo (1,24%) annuncia di voler impugnare la delibera assembleare sul recente aumento di capitale. Sicuro è che solo costruendo un puzzle è possibile scoprire se ci sono dei pezzi mancanti. Uno dei tasselli assenti è quello della pace sociale sul fronte delle relazioni industriali. Un tema che preoccupa Hogan, al punto da rimarcarlo nella sua lettera di ieri. Oggi è previsto un vertice a Palazzo Chigi coordinato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, nel quale si farà il punto della situazione improvvisamente diventata drammatica. - Fonte: Corriere della Sera (di Andrea Ducci)