Alitalia. Stretta finale con Etihad
«I tempi saranno rispettati», ha aggiunto Lupi, il quale aveva più volte indicato il 31 marzo come la data entro la quale il governo avrebbe dovuto ricevere da Alitalia un piano industriale con i contenuti della costruenda alleanza. Il termine è stato superato, ma l'intesa adesso sembra in arrivo. Lo confermano anche altre fonti che seguono la partita che dovrebbe portare Alitalia-Cai fuori dalle difficoltà in cui si dibatte fin dal decollo con i Capitani coraggiosi, avvenuto il 13 gennaio 2009.
Alitalia ed Etihad stanno per annunciare la conclusione della due diligence, la verifica approfondita sui conti di Alitalia. Questa fase, secondo l'annuncio congiunto fatto il 2 febbraio dai due amministratori delegati, Gabriele Del Torchio e James Hogan, si sarebbe dovuta concludere entro 30 giorni. Ne sono passati 60. La conclusione della due diligence dovrebbe essere suggellata anche dalla firma di una lettera d'intenti, tra oggi e domani. Nel documento verrebbero fissate le condizioni da soddisfare perché il vettore degli Emirati Arabi entri nel capitale di Alitalia.
Da quanto trapela ci sarebbero condizione dure, sia sui costi industriali con la probabile richiesta di ulteriori sacrifici ai dipendenti di Alitalia sia sulla ristrutturazione di debiti finanziari per 400 milioni, richiesta alla quale finora le banche si sono opposte. Sarà determinante il sì di Intesa Sanpaolo, il socio principale con il 20,59% che influenza anche altri soci suoi debitori. L'a.d. di Intesa, Carlo Messina, ha indicato il 2017 come il traguardo temporale per uscire da Alitalia.
Sta per aprirsi quindi la seconda fase del negoziato, sia sul versante finanziario sia con la preparazione del piano industriale base dell'integrazione tra i due vettori. Entro la metà di maggio, se tutte le condizioni saranno soddisfatte, si dovrebbe perfezionare l'intesa per l'ingresso di Etihad in Alitalia. Attraverso un aumento di capitale riservato di circa 300 milioni la compagnia di Abu Dhabi dovrebbe acquisire il 40% della compagnia presieduta da Roberto Colaninno. Il vettore arabo diventerebbe così l'azionista di comando di Alitalia, come lo è di Air Berlin, Jet Aiways e di quasi tutte le compagnie di cui è azionista. Non solo perché avrebbe la maggiore quota azionaria. Etihad ha anche una forza industriale e finanziaria superiore ad Alitalia, una robusta potenza di fuoco nel lungo raggio (con 56 degli 89 aerei totali) e una flotta in rapida espansione, con 220 ordini.
Ieri Etihad ha dato avvio al volo giornaliero tra Abu Dhabi e Jaipur, è la decima destinazione solo in India su 103 nel mondo. Alitalia invece in tutto ha appena 12 destinazioni intercontinentali a lungo raggio (su 82 totali), più o meno le stesse che aveva nel 2008, prima del tracollo della vecchia compagnia pubblica. Il piano industriale dovrà chiarire se, nell'integrazione con Etihad, Alitalia vedrà potenziati i voli a lungo raggio dall'Italia con l'inserimento in flotta di nuovi aerei (secondo voci in tre anni Etihad potrebbe aggiungere fino a dieci jet a lungo raggio ai 22 attuali sui 130 totali di Alitalia) o se invece verrà ancor più ridimensionata a compagnia regionale.
È già prevista una riduzione dei voli e della flotta a medio raggio di almeno 10 aerei, soprattutto in Europa. Saranno ridotti anche i voli da Linate, sia per Roma sia in Europa, perché l'analisi di Etihad ha fatto emergere che molte rotte non sono redditizie. Sembra però improbabile, al contrario di una voce circolata, che Alitalia possa aggiungere nuovi voli per destinazioni al di fuori dell'Unione europea, perché il decreto Bersani-bis su Linate del 2001 consente voli solo nella Ue, peraltro con frequenze contingentate secondo il traffico: per cambiarlo il governo dovrebbe riaprire un negoziato con Bruxelles. - Fonte: Il Sole 24 Ore