Alitalia sposa Etihad. «Sarà più sexy»
L'accordo raggiunto ieri con Etihad segna uno spartiacque: il business del trasporto aereo italiano finisce nelle mani di una società che fa capo all'emiro di Abu Dhabi. Un altro pezzo del sistema paese che prende il largo. Desolante ma ineluttabile. La livrea e il nome Alitalia torneranno forti e competitivi attraverso un piano che mette a disposizione 1,75 miliardi di euro. La cifra rende la misura delle munizioni necessarie a raddrizzare i conti di un vettore aereo che, dal 2008 al 2013, ha bruciato circa 1,5 miliardi di euro. A rimetterceli è stata la cordata dei capitani coraggiosi, voluta dall'ex premier Silvio Berlusconi, e raccolta sotto una holding di nome Cai.
Per fare volare la nuova Alitalia serviranno prima di tutto i soldi. Ecco il perché del lungo negoziato, avviato il 14 agosto di un anno fa con un viaggio in sordina ad Abu Dhabi da parte di Gabriele Del Torchio. Il primo incontro tra l'amministratore delegato di Alitalia e i vertici di Etihad segna l'inizio della trattativa per stabilire quanti soldi serviranno per salvarsi. Da ieri è ufficiale l'impegno esatto di banche, vecchi soci e nuovi azionisti. Etihad sul piatto mette 560 milioni di euro. L'investimento è suddiviso in varie voci. La più importante (387 milioni) serve a rilevare la quota del 49% della nuova Alitalia. Altri 112,5 milioni di euro vengono destinati all'acquisto del 75% del programma di fidelizzazione Alitalia Mille Miglia. Una terza voce è costituita dai 60 milioni che Etihad versa ad Alitalia per rilevare cinque coppie di slot nello scalo londinese di Heathrow. Gli slot verranno, peraltro, riaffittati ad Alitalia. Da parte dei soci di Cai l'impegno è di 300 milioni di euro, in soldoni si tratta dell'aumento di capitale deliberato in più tranche e formalizzato ieri. Nel dettaglio, lo sforzo prevede che Intesa Sanpaolo investa 88 milioni, Unicredit 63,5 milioni, Atlantia (Benetton) 51 milioni, Immsi (Colaninno) 10 milioni, Pirelli 10 milioni e Gavio 2,5 milioni. A questi si aggiungono altri 75 milioni di Poste Italiane, che tuttavia li utilizzerà in maniera diversa dagli altri soci.
L'amministratore delegato, Francesco Caio, ha ottenuto di versare solo 25 milioni di euro a servizio del prestito ponte che serve a garantire la sopravvivenza di Alitalia nei prossimi mesi. Gli altri 50 milioni di Poste finiranno in una società cuscinetto tra la vecchia Alitalia (i cui debiti e contenziosi sono garantiti dai soci di Cai ) e la nuova Alitalia, dove arriveranno le risorse fresche di Etihad. Ma la voragine dei conti è tale che servono altri soldi sotto forma di garanzia e ristrutturazione del debito. Così un pool di banche e gli istituti di credito azionisti hanno il compito di supportare l'operazione fino ad un massimo di 598 milioni di euro per la ristrutturazione dei debiti a medio e lungo termine. A questo si aggiungano altri 300 milioni di nuove linee di credito. Totale i suddetti 1,75 miliardi di euro. Tutta questa costruzione finanziaria è destinata a tradursi in un progetto ambizioso, che poggia sul presupposto di centrare il primo bilancio in utile nel 2017.
Quando James Hogan, numero uno di Etihad, conta di incamerare 108 milioni di utile, a fronte di un fatturato pari a 3,7 miliardi di euro. Le cifre si reggono sulla forza di una fusione che dovrebbe contare su economie di scala e massa critica. Alitalia e Etihad insieme raggiungono già 211 destinazioni e contano in totale una flotta di 232 aerei. Complessivamente sono 34 milioni i passeggeri trasportati dai due vettori e oltre 32 mila i dipendenti delle due società. In base a questi numeri è stato impostato il progetto di rilancio di Alitalia. Entro il 2020 la compagnia servirà 10 nuove destinazioni intercontinentali (tra le altre Pechino, Città del Messico, Shangai, San Francisco, Seul, Santiago del Cile). Il piano elaborato da Etihad indica, inoltre, che Fiumicino svolgerà il ruolo di hub per le rotte verso il nord America, mentre Abu Dhabi sarà lo snodo principale per i viaggi verso Oriente e Oceania. Calcolando il network di 95 milioni di passeggeri e 400 destinazioni su cui conta la compagnia emiratina (è già partner di sette compagnie) Alitalia dovrà integrarsi in un modello molto più articolato, mantenendo, comunque, l'alleanza commerciale con Air France, Klm e Delta.
Nel progetto è inserito anche il destino di Malpensa: per lo scalo è previsto di aumentare da 11 a 25 i voli settimanali a lungo raggio del traffico cargo. Il trasporto merci sarà, insomma, parte del core business dell'aeroporto. A Milano Linate aumenteranno i voli internazionali e saranno ridotti i collegamenti nazionali. In sintesi, secondo le slide che riassumono le intenzioni di Etihad la nuova Alitalia dovrà entro il 2018 servire 105 destinazioni e trasportare 23 milioni di passeggeri. Crescerà anche la dimensione media degli aerei. I cosiddetti wide body (da 200 passeggeri in su) aumenteranno del 32%, quelli più piccoli, meno redditizi, saranno ridotti del 13%. La strategia poggia anche sul rilancio del marchio Alitalia, attingendo ai modelli di life style e gusto che caratterizzano l'Italia agli occhi stranieri. L'anno più pericoloso di Alitalia sembra davvero terminato - di Andrea Ducci - Fonte: Corriere della Sera