Alitalia, ok Ue al prestito ponte. E il Tesoro entra nel capitale
Il ministero sarà azionista trasformando in titoli una parte del finanziamento.
C'è il via libera della Commissione europea al prestito ponte da 900 milioni per Alitalia. Un ok informale, ancora non ufficializzato, ma che il governo dà ormai per scontato dopo i contatti avviati con la la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. Da Bruxelles, sollecitato più volte, è arrivata anche un altra buona notizia: il disco verde alla conversione del prestito statale in azioni. In questo modo il Tesoro diventerà azionista della compagnia di bandiera, trasformando in titoli il corposo finanziamento concesso. Un ritorno al passato. Anche se si tratta, spiegano fonti di Palazzo Chigi, solo di una quota del prestito, si parla di circa 400 milioni, convertibili in capitale. Il resto, pare, dovrà essere rimborsato. Ma al di là delle tecnicalità, ancora da limare, si tratta di un passaggio importante, decisivo, nella costruzione del puzzle che deve far nascere la nuova Alitalia. Intorno al "nocciolino duro" in capo al Tesoro, si aggregherà la parte in mano alle Ferrovie e quelle, minori, di altre società nell'orbita pubblica, fino ad una quota ben superiore al 50%. Il resto dovrà essere diviso con Delta ed EasyJer, i due partner che vogliono convolare a nozze con Alitalia.
LA TRATTATIVA
Sistemata la partita europea, si entrerà nel vivo del capitolo alleanze. Anche se, secondo il Mise, potrebbe essere concesso più tempo all'ammnistratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti, per predisporre il piano industriale, documento a cui sarà allegata l'offerta definitiva per rilevare il vettore. Ieri, tra l'altro, sono tornati a Roma gli emissari di Battisti dopo la missione ad Atlanta, dove hanno incontrato gli uomini di Delta Airlines. Missione a cui avrebbero partecipato gli analisti di Mediobanca e i consulenti di McKinsey e Oliver Wyman. In parallelo i legali stanno studiando le bozze degli accordi da sottoporre agli americani. Accordi che devono recepire piano industriale e nuova governance, due aspetti ovviamente interconnessi. Di certo, in questa fase preliminare, c'è solo il fatto che l'ad di Alitalia sarà indicato dall'azionista pubblico, ovvero dal Mef e dalle Fs. Ai soci esteri potranno andare poltrone importanti, anche di natura operativa, ma non la guida strategica della compagnia aerea. Il governo ha infatti detto con chiarezza che Alitalia targata Fs dovrà sviluppare al massimo il traffico verso il Bel Paese, incentivando il turismo e promuovendo il made in Italy.
LA MISSIONE
La stesura del piano industriale - che punta sul lungo raggio e sull'acquisto di nuovi velivoli non è comunque semplice nonostante la forte determinazione delle parti. Fs punta a creare un polo integrato treno-aereo. Con i Frecciarossa in partenza da Fiumicino e Malpensa, le sinergie sul fronte del catering, il biglietto unico treno-aereo. Quanto alle ambizioni di Delta Airlines, che assieme ad Alitalia fa parte dell'alleanza SkyTeam a cui aderiscono 20 compagnie, la compagnia Usa vorrebbe dare ulteriore impulso alle tratte intercontinentali con il Nord America. L'obiettivo è aumentare le attali 19 rotte transoceaniche, portandole ad una trentina in pochi mesi. Ma serviranno nuovi aerei, il cui acquisto, pare ormai certo, sarà finanziato dalla Cassa depositi. Secondo gli studi dei consulenti ingaggiati dalle Ferrovie, le sinergie dovrebbero toccare i 200 milioni a regime. Fermo restando che per il decollo della compagnia di bandiera serviranno fino a 2 miliardi. Fs gradirebbe coinvolgere Poste con un cip di 100 milioni e un fondo: Rothschild ne ha già sondati alcuni. Anche l'Eni, nonostante la presa di distanza ufficiale, potrebbe essere coinvolta, del resto è il fornitore di carburante di Alitalia. E non è detto che alla fine deciderà di arrendersi al pressing governativo. Infine, c'è EasyJet, disponibile ad acquistare una quota per partecipare al risiko in Europa, pur di marcare da vicino Ryanair.
Fonte = IL MESSAGGERO 13/01/2019