Alitalia, la rinascita
Ci guadagnerà il passeggero italiano, che potrà utilizzare una maggiore offerta di collegamenti, e ci guadagnerà il vettore di Abu Dhabi, che grazie all'operazione si consolida in Europa, dove può già contare - grazie alle partecipazioni in airberlin, Air Serbia, Aer Lingus e Darwin - su un proprio network. Le "major" europee - Lufthansa, Air France, British-Iberia - tutte alle prese con difficoltà, guardano con preoccupazione l'arrivo delle compagnie del Golfo, che in questo momento storico sono le uniche, insieme a quelle statunitensi, ad andare a gonfie vele.
Alitalia sarà profondamente rinnovata: nell'offerta di destinazioni e di frequenze e nella sua stessa immagine. Il piano industriale sarà presentato in settembre, ma già si conoscono le linee guida: l'attività sarà rivolta maggiormente al lungo raggio, mentre il medio e corto, che oggi in Italia appartengono per il 50% alle low cost, avrà una crescita più contenuta. Da qui al 2018, i posti offerti sul lungo raggio aumenteranno del 27%, quelli sul corto e medio, del 4%. La flotta, che nelle ultime settimane è stata ridimensionata, sarà arricchita con 7 nuovi aerei di lungo raggio, che permettono di ottenere maggiori ricavi per passeggero.
I conti ne beneficeranno: nel 2018 la compagnia tornerà a un utile stimato nel 5% dei ricavi, e con un margine operativo lordo di 600 milioni. I voli intercontinentali a settimana da Fiumicino aumenteranno dagli 87 attuali ai 113 del 2018, con un incremento del 30%. Da Malpensa l'incremento sarà a tre cifre, più 127%, ma con numeri assoluti poco più che trascurabili: da 11 voli si passerà a 25.
Al turismo da e per il nostro Paese, Alitalia ed Etihad danno grandissima importanza. Secondo uno studio di Andrea Giuricin e Ugo Arrigo dell'Università Milano Bicocca, storicamente in Italia la domanda di voli intercontinentali non è soddisfatta da voli diretti, e gran parte dei passeggeri transitano dai principali hub europei. Stando ai dati incrociati Banca d'Italia-Enac, nel 2013 sono arrivati in Italia da fuori Europa 8,6 milioni di persone, che hanno generato 17,2 milioni di biglietti (andata più ritorno); a questi vanno aggiunti i 6,4 milioni di italiani che si sono recati in altri continenti, pari a 12,8 milioni di tratte. La domanda complessiva ammonta dunque a 30 milioni di voli.
Stando ai dati Enac, i collegamenti diretti da e per l'Italia utilizzati sono stati 15,8 milioni, circa la metà del traffico complessivo, mentre 14,2 milioni sono i passeggeri transitati da altri hub. Questo numero indica lo spazio potenziale che Alitalia può sperare di erodere offrendo un network efficace. La realizzazione di tutto questo è tuttavia sottoposta alle autorizzazioni da parte delle autorità europee. Per le norme continentali i diritti appartenenti a un vettore europeo - i cosiddetti open sky - decadono se proprietà e controllo finiscono nelle mani di un soggetto extraeuropeo. Nel nostro caso la proprietà, che è un dato quantitativo, è senza dubbio italiana, perché Alitalia-Cai avrà il 51% della nuova società, dove Etihad deterrà il 49%. Più complicato da valutare il concetto di controllo, che attiene all'effettiva influenza su investimenti, strategie, collegamenti: come farà l'Europa a dire se Etihad è dominante prima che l'operazione abbia il via?
Nessuno pensa che la commissione possa smontare un accordo costruito nell'arco di più di un anno; al massimo Bruxelles chiederà qualche aggiustamento per non sembrare troppo concessiva agli occhi delle compagnie concorrenti. Il sì dell'Ue dovrebbe arrivare entro novembre; subito dopo si svolgeranno le assemblee, gli aumenti di capitale, le formalizzazioni degli accordi presi, in tempo perché sia possibile dar vita alla nuova Alitalia con il primo gennaio 2015. - Fonte: Guida Viaggi (di Paolo Stefanato)