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Alitalia-Etihad, trattativa al palo

Alitalia-Etihad, trattativa al palo

08 Maggio 2014

Dal silenzio ufficiale sull'esito dell'incontro, cui hanno partecipato il presidente Roberto Colaninno e l'a.d. Gabriele Del Torchio, trapela che non sarebbero stati fatti passi avanti significativi. I problemi che separano i soci arabi dall'accordo per investire in Alitalia sono in larga parte irrisolti. Su tutti il problema dei debiti, 400 milioni di debiti finanziari (su un miliardo totale) che la compagnia emiratina giudica di troppo, ma che le banche - la più esposta è Intesa Sanpaolo, seguita da Unicredit - non vogliono cancellare né svalutare, almeno non interamente.

L'alternativa è che i soci attuali, tutti e non solo le banche, versino altri capitali per 3-400 milioni in modo da ridurre i debiti prima dell'ingresso di Etihad. Ma una simile soluzione non vede l'adesione degli azionisti. Le Poste, spinte dal governo Letta dentro Alitalia di cui possiedono il 19,48%, potrebbero fare un ulteriore limitato sforzo finanziario, mentre i soci privati, i Capitani coraggiosi di berlusconiana memoria, dicono «abbiamo già dato» e preferiscono concentrarsi sulle loro attività più redditizie.

La proposta italiana di separare il contenzioso di 400 milioni della Cai lasciandolo nell'attuale società, che conferirebbe le attività di volo e i dipendenti in una nuova società, nella quale entrerebbe Etihad, per Hogan può andar bene ma non è sufficiente se non si risolve la questione del debito.

La trattativa prosegue, gli arabi però non sono disposti ad aspettare a lungo. Colaninno e Del Torchio ripartono stamattina da Abu Dhabi. Al rientro in Italia riprenderanno i contatti con il governo, le banche, gli altri maggiori azionisti, a partire dai Benetton che con Atlantia sono forse i più interessati a uno sblocco della partita. Oltre a possedere il 7,44% di Alitalia, Atlantia controlla la società Aeroporti di Roma e il futuro di Fiumicino trarrebbe beneficio dall'intesa con Etihad, da cui si attende un incremento dei voli soprattutto verso l'Asia. In parallelo è probabile che, in caso di esito positivo, il fondo sovrano Adia di Abu Dhabi entri nel capitale di AdR, con una quota tra il 20 e il 40 per cento.

L'unico a parlare è stato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che da mesi si dichiara «ottimista» sull'accordo, nega perfino di essere a conoscenza di esuberi. «Con Del Torchio ci siamo sentiti poco fa. Domani quando torna ci riferirà dell'esito dell'incontro, se riferirà non credo che si siano sbattuti la porta in faccia», ha detto ieri Lupi intorno alle 18. Lupi ha di nuovo escluso l'ipotesi di una bad company: «Non esiste nessuna bad company dove scaricare i debiti».

Oggi è previsto anche un incontro a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Abdullah Bin Zayed Al Nahyan. Alitalia ha rinviato a dopodomani l'incontro sindacale sui risparmi chiesti al personale navigante, previsto per oggi. Ieri c'è stato l'incontro con i sindacati dei dipendenti di terra, ai quali viene chiesta flessibilità, in sostanza la disponibilità a lavorare di più in estate, da giugno a settembre, recuperando fino a 2 riposi al mese nel periodo invernale e fino a 2 ore in più di lavoro al giorno in altri giorni.

Il Consiglio di Stato ha tenuto ieri l'udienza sul ricorso di Emirates contro la decisione del Tar che, su sollecitazione di Assaereo, ha revocato alla compagnia di Dubai l'autorizzazione a volare da Malpensa a New York con la "quinta libertà", cioè in prosecuzione del volo da Dubai a Malpensa. Una libertà contestata da Alitalia e anche da Etihad, che sollecita il governo italiano a ridurre gli spazi alla concorrenza rappresentata dai vettori low cost e dalle compagnie extraeuropee. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Gianni Dragoni)