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Alitalia-Etihad, si muovono i governi

Alitalia-Etihad, si muovono i governi

La dichiarazione fa bene il punto. Fra le due compagnie e fra i due governi si continua a discutere, ormai da lunghissimo tempo, certi problemi sembrano insolubili (in particolare quello del debito) ma il fatto stesso che il filo non si spezzi e che gli incontri seguano agli incontri dimostra che le parti sono ben decise ad accordarsi, perché il vantaggio sarebbe enorme per entrambe: Alitalia non solo sopravviverebbe ma andrebbe incontro alla prospettiva di un grande sviluppo mentre la compagnia di Abu Dhabi potrebbe organizzare la sua rete globale di rotte aeree con il vantaggio che le darebbe la partecipazione azionaria in un grande vettore europeo (che può volare ovunque verso l'Europa e anche verso gli Stati Uniti grazie all'accordo bicontinentale Open Skyes).

Il ministro degli Emirati ha detto che il suo governo intende creare «il clima più favorevole possibile. Siamo felici di vedere questo tentativo delle due compagnie». E il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini si impegna a «accompagnare un eventuale accordo. C'è l'impegno istituzionale, e poi c'è la parte commerciale che seguirà». Però i punti di disaccordo restano, non sono stati risolti nell'incontro (l'altro giorno) dell'amministratore delegato Del Torchio con il pari grado Hogan. La Etihad non vuole accollarsi il vecchio debito dell'Alitalia; l'ipotesi è di scaricarlo sulla vecchia compagnia creandone una nuova e lasciare tutto il fardello sulle spalle dei soci attuali. Il ministro dei Trasporti Lupi ha ripetuto che «i debiti che contrae un'azienda privata non si scaricano sullo Stato».

E su un'altra questione spinosa, cioè i tagli del personale a cui i sindacati oppongono una forte resistenza, Lupi ha ammonito che «se alla fine l'accordo con Etihad non si fa e Alitalia chiude, la compagnia non si ridimensiona, vanno a casa tutti: per favorire l'occupazione dobbiamo tornare ad avere un piano di sviluppo, questo accordo ha questa logica». Nonostante le continue difficoltà e le discussioni inconcludenti Lupi è ottimista: «Se i vertici di Alitalia sono andati ad Abu Dhabi, mi auguro non siano andati solo per salutarsi. Le società stanno discutendo su alcune questioni, ma continuo a credere che questa possa essere la buona strada».

Fra le richieste della Etihad una allarma in particolare la Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano: gli arabi vorrebbero potenziare Linate e svuotare Malpensa riducendolo al trasporto merci. Paolo Modiano, presidente di Sea, è di parere opposto: bisogna rilanciare Malpensa e su questo ha detto di attendersi rassicurazioni dal governo. «Non stiamo facendo una battaglia a difesa di Malpensa a tutti i costi - ha detto -. Dal 2007 al 2013 il numero di compagnie aeree a Malpensa è cresciuto da 75 a 90 (+20%). Nonostante la crisi economica di questi anni Malpensa ha continuato a crescere mentre Linate è ormai saturo». Per questo la Sea conferma gli investimenti previsti per Malpensa, anche in relazione a Expo 2015. - Fonte: La Stampa (di Luigi Grassia)