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Alitalia, Etihad non scioglie le riserve

Alitalia, Etihad non scioglie le riserve

La risposta di Abu Dhabi era attesa questa settimana. C'è un ritardo. Questo tuttavia non sembra preoccupare gli azionisti della compagnia né i vertici, il presidente Roberto Colaninno e l'a.d., Gabriele Del Torchio. «Non mi risulta» che Etihad abbia risposto alla lettera di Alitalia, ha detto il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. E l'a.d. della stessa banca, Carlo Messina, ha osservato che Etihad «rimane l'opzione più importante dal punto di vista del partner industriale». «Siamo ancora in attesa di capire come Etihad vuole procedere nel negoziato - ha aggiunto Messina - e quindi non parlo di dettagli su questo finché non ci sono evidenze su quali sono i ritorni nella relazione». Una fonte autorevole ha detto a Il Sole 24 Ore che da Etihad c'è stata una «buona risposta» a voce e sono in corso numerosi contatti. Sono attesi sviluppi la prossima settimana. Anche il governo segue con attenzione. James Hogan, a.d. di Etihad, deve portare il dossier al suo consiglio di amministrazione.

Intanto Abu Dhabi ha chiesto chiarimenti ad Alitalia sulla lettera. La risposta non aderisce a tutte le condizioni poste dalla compagnia araba per investire in Alitalia o in una nuova società, la «new company», per lasciare in Alitalia-Cai le pendenze e il contezioso dei primi cinque anni di vita, rispetto ai quali Etihad vuole tracciare una netta separazione. Inizialmente, riferisce una fonte, gli arabi «non hanno capito la proposta della «new company»; l'alternativa sarebbe un fondo rischi nella Cai per 400 milioni di euro. Ma il punto chiave sono i debiti finanziari. Etihad ha chiesto la cancellazione di 565 milioni di debiti verso le banche. Queste hanno accettato di cancellare un terzo dell'esposizione, gli altri due terzi li vorrebbero convertire in capitale. Se Etihad non dovesse accettare la controproposta italiana, il governo riconvocherebbe le banche. Altro punto in discussione gli esuberi, almeno 2.600 secondo indiscrezioni, un capitolo ingombrante che le parti sono riuscite a rimandare a dopo le elezioni europee. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di G. D.)