Alitalia-Etihad in bilico, aumento salvagente
La riunione ha inoltre approvato il bilancio 2013, sebbene non siano state rese note le cifre ufficiali. Le perdite attese si aggirano a quota 569 milioni . La discussione dell'assemblea non ha però toccato il tema più atteso, la definizione del contratto con Etihad. Una delusione, alla luce delle dichiarazioni dei giorni scorsi dell'amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio. All'accordo tra Alitalia e gli emiratini di Etihad mancano tuttora alcune condizioni: la modalità dell'ingresso di Poste Italiane, già azionista con il 19,5%, e l'intesa tra i sindacati. La più importante è garantire al nuovo azionista la pace sul fronte delle relazioni industriali.
Un miraggio, considerato che ieri l'esito del referendum sul contratto nazionale di settore, che assicura 31 milioni di risparmi, ha scatenato l'ennesimo scontro. La consultazione si è conclusa con il voto di 3.555 lavoratori su 13.190, non raggiungendo il quorum (il 50% più uno degli aventi diritto). A prevalere sono state le 3 mila indicazioni a favore degli accordi, firmati da Cgil, Cisl, Ugl e Usb. Il punto è che la Uil, ossia la sigla che non ha sottoscritto il contratto e ha richiesto il referendum, ritiene il risultato di quest'ultimo non valido. Il motivo è l'assenza del quorum. Tutto da rifare, insomma, per la Uil, che, non a caso, ha diffidato Alitalia «dal prelevare soldi dalle retribuzioni dei nostri iscritti». Il fronte degli altri sindacati è compatto nel ribadire la validità del referendum e degli accordi. La partita si gioca sulla base di quanto indicato dal testo unico sulla rappresentanza Sindacati-Confindustria.
Le dichiarazioni dei segretari generali di Uil e Cisl restituiscono il clima. Raffaele Bonanni (Cisl) è esplicito: «La Uil sta giocando con il fuoco nel momento peggiore di Alitalia perché gli arabi possono anche fuggire». Luigi Angeletti non è da meno, «considerato l'esito dell'assemblea, avevamo visto giusto: la data del 25 luglio, sbandierata da Alitalia come ultimativa, serviva contro i sindacati». Va da sé che agli occhi di James Hogan, amministratore delegato di Etihad, tutto ciò non sia la condizione di pace sociale attesa. Da parte di Alitalia a Del Torchio preme tenere la rotta nella fase conclusiva dell'operazione, «abbiamo deliberato un aumento di capitale funzionale all'accordo. Ha contribuito molto il risultato del referendum, grazie al grande senso di responsabilità dei lavoratori che hanno votato a favore».
Sul ruolo di Poste il numero uno di Alitalia è più che fiducioso. «Ho letto dichiarazioni importanti, abbiamo incontrato i loro advisor, legali e manager, spero arrivino buone notizie». Il board di due giorni fa di Poste Italiane ha, del resto, acquisito definitivamente che l'operazione in Alitalia-Etihad verrà fatta versando 40 milioni di euro. Resta da definire la tecnicalità: probabilmente una newco (nuova società) che veda la quota di Poste a fianco di Cai. - Fonte: Corriere della Sera (di Andrea Ducci)