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Alitalia, braccio di ferro

Alitalia, braccio di ferro

«Il cda ha fatto il punto sulle linee guida del nuovo piano Industriale, ha esaminato l'impostazione data alla partecipazione all'operazione condividendone la logica industriale e di mercato», recita laconico e definitivo il comunicato stampa dell'azienda guidata da Francesco Caio e controllata al 100 per cento dal Tesoro. Tradotto per i non addetti ai lavori: le Poste vogliono investire 39 milioni per rilevare il 5 per cento della newco, la nuova società in cuiEtihad avrà il 49%, senza passare dalla vecchia Alitalia (dove erano intervenute già con 75 milioni).

Il motivo? Semplice: non farsi carico delle garanzie potenziali di 200 milioni per garantire il contenzioso legale in capo alla vecchia compagnia. Lasciano così il cerino in mano agli altri partner italiani. Le banche - che nei giorni scorsi hanno raggiunto un'intesa per la ristrutturazione dei loro crediti legata alla condivisione dei rischi con Poste - non l'hanno presa bene. «Noi abbiamo finito il nostro compito - ha detto tranchant il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni - quello che ci era stato chiesto l'abbiamo fatto».

Come dire che più di così non si può chiedere. Il cerino è in mano al governo. E Maurizio Lupi, un po' spiazzato, ha preferito per ora prendere tempo. «Le Poste ci stanno - ha detto il ministro - . Mi pare solo un problema di modalità dell'aumento di capitale tra privati». Alitalia sperava di approvare già entro venerdì l'aumento di capitale e l'intesa con Etihad. Ora il traguardo sembra più lontano. - Fonte: La Repubblica